lunedì 26 maggio 2008

Clima, il debutto negativo del governo
Valerio Calzolaio*
Sono cominciate le brutte figure internazionali dell'Italia. A Kobe in Giappone si sta svolgendo il G8 dedicato all' ambiente e il nostro paese sta mettendo a repentaglio non solo l'unità europea ma anche la credibilità internazionale.Il ministro Stefania Prestigiacomo è infatti intervenuta al summit in modo negativo sia nel merito che nel metodo delle questioni affrontante, mi auguro sia stata semplicemente mal consigliata nella prima uscita ufficiale fuori dai confini nazionali.
Entrando nel merito dell'intervento della responsabile dell'Ambiente sono opportune tre considerazioni. La prima è che il nostro nuovo governo è ospitato dal Giappone, cioè da una nazione che tiene molto al protocollo firmato poco più di dieci anni fa proprio a Kyoto, storica e antica capitale del paese. L'Italia prese allora un impegno di secondo grado sulle diminuzioni delle emissioni di gas serra (meno 6,5%) rispetto al medio impegno europeo (meno 8%). Chiedere dunque una deroga ora, come fatto dalla Prestigiacomo, è impossibile tecnicamente, perché metterebbe in difficoltà tutti gli altri paesi europei, offendendo anche l'impegno dei giapponesi.
La seconda considerazione riguarda il prossimo G8 che si svolgerà in Italia, nel 2009, probabilmente in un magnifico arcipelago e in un grande parco mediterraneo. L'anno prossimo sarà infatti l'anno della promulgazione del secondo protocollo per la riduzione delle emissioni di gas che inquinano l'aria e alterano il clima con impegni che riguarderanno il futuro ambientale fino al 2020. Mostrare oggi inconsapevolezza della priorità mondiale dello sviluppo sostenibile pone dunque l'Italia fuori da questo negoziato.
Il terzo elemento da analizzare è relativo invece al precedente governo di centrosinistra guidato da Prodi, il quale pur avendo commesso errori e marcato ritardi, tuttavia ha mostrato per due anni che è possibile ridurre le emissioni. Le emissioni di gas serra in Italia sono aumentate fino al 2005, è vero, poi hanno cominciato a scendere, con una modesta ma significativa inversione di tendenza. Enfatizzare le difficoltà di riconversione ecologica dell'economia significa che l'eventuale "crescita" sbandierata dal governo Berlusconi sarà pagata ancora una volta con inquinamento, perdita di biodiversità, cemento, distruzione di risorse naturali.
L'Ultima considerazione riguarda il capitolo relativo alla riproposizione dell'energia atomica nel nostro paese, perché Kyoto è stato l'alibi utilizzato da Scajola e Marcegaglia per proporre il rilancio del nucleare, una tecnologia costosa, pericolosa, residuale. Appena girato l'angolo il governo dimentica il protocollo e gli impegni internazionali assunti. Chiedere tempo non è possibile e non è credibile e l'Italia avrebbe dovuto già a Kobe annunciare la presentazione della nuova delibera CIPE (in via di elaborazione da mesi) per il taglio delle emissioni (attraverso energia rinnovabile, efficiente, risparmiata; con trasporti intermodali, su ferro e mare, con mezzi sostenibili) e per l'adattamento ai cambiamenti climatici.Suggerisco per questo al ministro di leggere l'ultimo paper di marzo della Commissione Europea sul climate change, dove si parla di sicurezza e di migrazioni forzate dovute ai cambiamenti climatici, come la scarsità di acqua e o gli eventi estremi.
Un pessimo inizio dunque quello di oggi, a cui si può cominciare a rispondere partecipando alla manifestazione indetta a Milano il 7 giugno e attraverso il protagonismo diffuso di buone pratiche di regioni, province e comuni. Sinistra Democratica è impegnata in tal senso.
*Responsabile Ambiente di Sinistra democratica

DOCUMENTO POLITICO DI SINISTRA DEMOCRATICA VERSO L'ASSEMBLEA NAZIONALE


UNIRE LA SINISTRA CHE VUOLE RINNOVARSI


L’esito delle elezioni politiche di aprile è molto grave. La partita aperta quindici anni fa, tra il centrodestra e il centrosinistra, segnata dall’inedito ingresso di una figura come quella di Berlusconi, è stata lungamente in bilico; si chiude ora con un netto successo politico del centrodestra. Ma é accaduto qualcosa d’altro: è cresciuta fortemente l’influenza della destra sull’opinione pubblica e nella formazione del senso comune. Evento che si spiega in parte con l’intreccio, senza eguali al mondo, tra potere politico, finanziario e mediatico, in parte con l’abdicazione e il collasso ideologico della sinistra storica.Il voto di aprile rappresenta una sconfitta di tutto il centrosinistra. Perde il progetto riformista del Partito Democratico, con amplissimo margine. Viene bocciata senza appello la lista “La Sinistra-l’Arcobaleno”, che crolla al 3% facendo così mancare in Parlamento, per la prima volta nella storia repubblicana, la presenza di forze che si richiamino alla sinistra. Il risultato conferma che la divisione tra una sinistra moderata, che si suppone di governo, e una sinistra radicale, ritenuta sempre di opposizione, dà un solo esito politico: la vittoria della destra. Dopo il ’48, non c’era mai stato in Italia, e non c’è in Europa, un parlamento così conservatore e clericale.
Tre cause prima di altre hanno concorso a determinare questo risultato.
Anzitutto la delusione per l’esperienza del governo Prodi. L’esecutivo del centrosinistra, che ha dedicato due anni al risanamento dei conti pubblici, è caduto nel momento di massima impopolarità: le alte aspettative accese nel 2006 (a parte il già allora risicatissimo risultato elettorale) hanno lasciato il campo a rapide delusioni, tra le élites come nei ceti più popolari. Su queste delusioni la destra ha costruito, largamente condivise dal Partito Democratico, la sua agenda e le sue due priorità: tasse e sicurezza.Pur critici sui risultati di questa stagione di governo, crediamo che aver deliberatamente liquidato la coalizione di centrosinistra ha messo tutti in un vicolo cieco. Il PD ha cercato nel corso di tutta la campagna elettorale di indicare nella “sinistra radicale” la responsabile degli insuccessi dell'esecutivo Prodi. Un accusa paradossale da parte di chi deteneva la stragrande maggioranza di ministri e sottosegretari. Ma non c’è dubbio che la sinistra sia apparsa, in questo suo impegno di governo, troppo spesso rissosa e al tempo stesso inefficace. La conseguenza è stata che siamo stati percepiti come causa della crisi e al tempo stesso siamo stati puniti per gli esiti deludenti dell’azione di governo.
La seconda causa: la scelta del PD non di “correre da solo” (vista l’intesa peraltro precaria con Di Pietro e con i Radicali) ma, più chiaramente, di rompere con la sinistra, demonizzandone le posizioni politiche in modo perfino caricaturale. I risultati del voto di aprile rappresentano una sconfitta senza appello per la pretesa “autosufficienza” del PD. Walter Veltroni ha condotto una campagna elettorale che gli ha permesso di utilizzare una esposizione mediatica enormemente superiore a quella di tutti gli altri candidati premier. Eppure i Democratici non sono riusciti a superare la soglia, alla quale ha contribuito anche il voto radicale, del 33%. E’ del tutto evidente che è stato sconfitto il PD ed stata sconfitta la sua pretesa di poter rappresentare l'intero arco del centrosinistra.
Ma è stata bocciata dagli elettori, va detto con onesta consapevolezza, anche qualunque pretesa di autosufficienza e di isolamento da parte della sinistra. Che è apparsa, nella proposta di "Sinistra-Arcobaleno", più come un residuo del passato che come una speranza per il futuro: insomma, non un soggetto politico unitario ma un cartello elettorale privo di proposta politica e di un’idea convincente sul futuro dell’Italia. Aver accreditato la tesi della “separazione consensuale” con il PD, ci ha impedito di chiarire le responsabilità della rottura e di poter chiedere il voto anche al fine di riaprire una prospettiva di centrosinistra. Alla martellante campagna sul “voto utile” abbiamo risposto dando noi per primi l’immagine di una forza non necessaria né per il governo né per l’opposizione. Superflui, appunto.
Il voto conferma invece che senza una sinistra popolare, innovativa e capace di una cultura di governo, una parte del Paese rimane senza rappresentanza e le forze progressiste sono destinate alla sconfitta. Dobbiamo ripartire da qui, da questa consapevolezza, da una rilettura anche spietata del nostro modo di costruire politica.
La fotografia sociale dell’Italia, anche dopo due anni di governo Prodi, è quella di un paese fortemente frammentato e diseguale. I salari sono tra i più bassi d’Europa; le morti “bianche” tra le più alte. L’Italia è un paese che invecchia rapidamente senza poter contare su un nuovo patto generazionale solidale tra giovani e anziani. Siamo al 32° posto nelle graduatorie europee per la ricerca scientifica ma al settimo posto per le spese militari. Il tasso di istruzione è tra i più bassi d’Europa e la dispersione scolastica tra le più alte Un paese ostile alla libertà femminile, incapace di valorizzare la differenza sessuale, in cui si aggrava la violenza contro le donne. Un paese che non riconosce il valore sociale della maternità, nega alle donne accesso al lavoro, parità salariale, rappresentanza nelle istituzioni e nella società.Un paese attraversato da una domanda di sicurezza totalmente inedita perchè mescola in una miscela esplosiva fragilità sociale, paura del diverso, precarietà del lavoro e incertezza per il futuro, nuove contraddizioni nate dai flussi migratori alimentati dalla povertà del sud del mondo e dell’est dell’Europa in una globalizzazione non governata dalla politica.Un paese ambientalmente insostenibile che deve ancora misurarsi sulla sfida per le energie rinnovabili, sui trasporti su ferro e sulle autostrade del mare, sulla salvaguardia del territorio agricolo dalle pesanti speculazioni. Un paese che deve ancora imparare a salvaguardare le coste per un turismo di qualità e la qualità urbana perché nelle grandi periferie la vita è sempre più dura. Nè ci convince lo slogan della crescita indistinta e della semplice ripresa dei consumi. Una sinistra nuova deve avere la capacità di dire quali sono i settori economici che devono crescere,quali sono i consumi che devono e possono aumentare e a favore di chi, e quali invece devono essere temperati e regolati.
Di fronte la drammatico esito delle elezioni politiche e agli immani compiti che ci attendono, pensare che il rimedio alla nostra sconfitta risieda nel ritorno alla frammentazione e alle certezze identitarie è non solo sbagliato in sé ma del tutto illusorio. Il voto ha bocciato il mero “patto federativo” tra forze politiche distinte e non comunicanti tra loro. E’ uno schema ormai non più riproponibile.
C’è bisogno di un salto in avanti, non di un ritorno indietro rispetto alla precaria formula dell’Arcobaleno. La sinistra ha, di fronte a se, una sola e importante possibilità di ripresa: quella di avviare subito la fase costituente di un nuovo soggetto politico che sia fondata sulla partecipazione e sul protagonismo di migliaia di donne e di uomini, iscritti e non iscritti ai partiti politici. Una Costituente di sinistra che sappia essere anche il cantiere di una innovazione politica e culturale, e che veda impegnate con generosità e passione quelle forze politiche che credono senza riserve in questo progetto. Non si deve ripetere l‘errore di ritenere che a sinistra si debba per forza stare tutti insieme, a prescindere dalle vocazione, dalle volontà, dalle categorie interpretative che si mettono in campo. Il carattere “plurale” del nuovo soggetto politico non può più significare la somma di apparati ma dev'essere lo scambio e la valorizzazione di culture che attraversano tutta la sinistra, in ciascuna delle sue attuali componenti: la cultura del lavoro, della qualità e della sostenibilità dello sviluppo, il pacifismo, l'esperienza femminista, quella dei diritti e delle libertà civili.
C’è già, tra i vecchi promotori dell’Arcobaleno, chi ha scelto un’altra strada, quella di una “Costituente dei comunisti”, scelta che rispettiamo ma non è certo la nostra: è un progetto arretrato e del tutto improduttivo. Esiste un’altra sinistra che vuole riaprire la possibilità di un’alternativa di governo al centrodestra a partire da un ripensamento radicale dell'esperienza dell'Unione. Quella formula, assemblaggio di tutte le forze che in quel momento intendevano contrapporsi alla destra, non è più riproponibile. Al paese serve un centrosinistra nuovo, coeso e determinato attorno ad un programma di cambiamento sociale.
Al tempo stesso,come rivelano la tiepidezza del dibattito politico alle Camere, occorre che la sinistra torni subito a fare opposizione e a rappresentarne le ragioni nella società, nei luoghi della politica, nel paese reale. Perché si possa riaprire una nuova prospettiva di alternativa alla destra, Sinistra Democratica su questo terreno vuole impegnarsi subito, prescindendo dagli esiti del dibattito interno al PD. Dipende da noi, dalla capacità della sinistra di essere, per sua forza, per il consenso che raccoglie e per la qualità delle sue opzioni ideali e programmatiche, un soggetto politico dal quale nessuno possa prescindere.
Ci spetta anche una funzione di presidio politico dell’opposizione, con le forme che sapremo trovare. Una funzione tanto più urgente quanto più sbiadita appare oggi l’opposizione parlamentare del Partito Democratico rispetto alle prime scelte di inequivocabile segno politico del governo Berlusconi (dal decreto sicurezza allo sprezzante isolamento europeo in tema di politiche per l’immigrazione)
Sinistra Democratica conferma la sua missione originaria: contribuire alla nascita di una nuova sinistra in Italia. Il nostro asse di riferimento politico resta il socialismo europeo ma é fondamentale costruire un progetto che riveda e superi la logica delle appartenenze tradizionali e che unisca mondi, culture, linguaggi capaci di ritrovarsi insieme dentro una comune idea di sinistra. Sappiamo quanto sia importante, a questo fine, l’esito dei congressi dei Verdi e di Rifondazione Comunista. Guardiamo al loro dibattito con grande rispetto e molte aspettative, così come guardiamo con grande attenzione il dibattito che attraversa il mondo laico e socialista. Ma le prossime settimane vogliamo che siano spese non nell’attesa dei congressi altrui ma con una forte ed immediata iniziativa politica. Il percorso democratico che abbiamo scelto e che ci porterà all’Assemblea Nazionale del 27, 28 e 29 giugno servirà a una nuova legittimazione, più aperta e più democratica, del nostro movimento e dei suoi organismi dirigenti, ma sarà indispensabile soprattutto per proiettare all'esterno il senso e la sfida della nostra proposta.Dovremo essere capaci di aprire una forte iniziativa nella società: convocare ovunque assemblee pubbliche aperte a tutti i cittadini, moltiplicare il numero delle “case della sinistra”, partecipare a tutte le iniziative “per la Costituente” promosse da associazioni e movimenti politici, come quella che si è svolta a Firenze e le altre che sono in programma in diverse città italiane. Sarà nostro compito costruire una agenda di opposizione al governo Berlusconi: se non dai banchi del Parlamento, bisogna riprendere la parola subito, nelle forme e nei luoghi che avremo a disposizione, per intervenire nella discussione politica, assumere posizioni chiare e farle vivere nella società.
Questa legislatura è stata dichiarata dai vincitori “Costituente”: Il Partito Democratico ha subito aderito, con una larga e incondizionata (per quanto non unanime) apertura al dialogo e alla collaborazione. Su quali basi? Su quali condivise ipotesi di riforma? Se è vero che è avanzata a lunghi passi nella politica italiana l’estrema personalizzazione, il populismo e lo spirito del plebiscito, resta inaccettabile una trasformazione presidenzialistica e autoritaria della Costituzione repubblicana. Restano perciò valide le motivazioni che due anni fa hanno portato alla promozione di un referendum abrogativo della riforma costituzionale del centrodestra. Quel referendum ha vinto e oggi bisogna tornare a rivolgersi a tutti i cittadini che si impegnarono, aderendo all’appello dell’intero centrosinistra di allora. La nostra battaglia di opposizione dovrà riprendere dai temi della pace, delle libertà civili, dell’ambiente e dei diritti di chi lavora, oggi già esplicitamente minacciati dal nuovo governo delle destre.
Certo, nei prossimi anni ci aspetta una serie di nuove prove elettorali. Il rinnovo del Parlamento europeo è la scadenza più ravvicinata e quindi la più impegnativa: dopo la disfatta dell’aprile scorso la sinistra deve dare un segnale di ripresa e di presenza forte in tutto il Paese. E' assolutamente indispensabile che per quella data il nuovo soggetto della sinistra sia nelle condizioni di presentarsi agli elettori con il suo volto autonomo per chiedere loro fiducia e consenso necessari: un soggetto politico che si presenti con l’ambizione di parlare a tutte le forze di sinistra del nostro continente.Per le elezioni amministrative e regionali va subito decisamente respinta l’ipotesi, formulata in seno al Partito Democratico, di alleanze à la carte, a seconda delle situazioni e delle esigenze dei territori: o c’è una esplicita alleanza con la sinistra, o nessuna alleanza, con le conseguenze inevitabili.
Noi crediamo che la sinistra sia viva nella società, nella cultura, nei valori in cui credono tanti uomini e tante donne di questo Paese. Questa parte dell’Italia ha bisogno di una coerente rappresentanza politica. Sinistra Democratica resta al servizio di questo progetto. Ci attende un periodo non breve di ricostruzione. Un lavoro difficile e appassionate di ricognizione sociale, di radicamento popolare, di ripensamento del progetto e della presenza della sinistra nel territorio e nei luoghi di lavoro. La sinistra che serve è una sinistra popolare, forte di una autonoma cultura critica, che porta il radicalismo dei contenuti in una prospettiva di governo. Che si pone il problema del rapporto con il PD, sapendo tenere insieme il conflitto politico e programmatico e la il progetto di un nuovo centrosinistra. E' una sinistra che solo in parte oggi ritroviamo nei suoi storici partiti di riferimento ma che nel paese è vasta e diffusa, ed ha saputo mostrarsi molte volte, con una capacità di aggregazione, di battaglia politica e di testimonianza civile altissime.
Serve una sinistra che è tale perché sceglie di materializzare sulla scena politica il lavoro e le sue trasformazioni dandogli rappresentanza, e che per questo sa costruire un rapporto nuovo con il sindacato che il lavoro rappresenta socialmente: un rapporto di reciproca autonomia, né competitivo né di estraneità e meno che mai di autosufficienza.
Ci rivolgiamo alle donne e agli uomini di sinistra, e a tutte le forze – politiche, culturali, associative, di movimento - che vogliono impegnarsi in questa sfida per una nuova sinistra. Disposta a misurarsi con la sfida del cambiamento. Donne e uomini che vogliono riaprire un cantiere politico, che non cercano il rifugio di vecchie trincee in cui sopravvivere a una battaglia persa. Questa sfida comporta spirito unitario e volontà di rinnovamento. Cioè un progetto politico e un processo Costituente: Sinistra Democratica farà la propria parte.

sabato 24 maggio 2008

Grandi: sul nucleare potremmo proporre un nuovo referendum


"Il ministro Scaiola parlando di centrali nucleari ha buttato il cuore oltre l'ostacolo molte volte". Lo sostiene Alfiero Grandi, esponente di sinistra democratica, gia' sottosegretario Governo Prodi, spiegando che la sinistra e gli ambientalisti potrebbero anche decidere di promuovere un nuovo referendum contro il nucleare."La prima quando ha parlato di centrali nucleari gia' pronte nel 2013- spiega Grandi- evidentemente dimenticando che i tempi di realizzazione sono per forza di cose molto piu' lunghi", la seconda quando ha parlato "di un nucleare senza problemi, dimenticando di dire che questa tipologia per ora e' allo studio ma nel mondo semplicemente non esiste, non e' oggi realizzabile.Quindi l'unico nucleare disponibile- aggiunge- e' quello che genera scorie e problemi rilevanti di sicurezza per i cittadini".E a a proposito di scorie, Grandi rileva che Scajola "farebbe bene a rivedere i toni trionfalistici, infatti vanno ricordati gli scarsi risultati ottenuti dal precedente governo di centrodestra nello stoccaggio delle scorte nucleari gia' esistenti- continua- malgrado avesse affidato il compito ad un generale e causando rivolte popolari in Basilicata che hanno bloccato tutto".La terza volta "riguarda il fatto che il ministro preso dall'entusiasmo fa i conti senza l'oste, cioe' il popolo italiano che ha gia' bocciato il nucleare in Italia sulla base del semplicissimo principio di precauzione".Finche' il problema della sicurezza delle centrali e quello dello smaltimento delle scorie non verranno risolti, spiega l'ex sottosegretario Grandi, "e' difficile che il popolo italiano cambi opinione". In ogni caso, sottolinea Grandi, "e' certo che la sinistra e quanti hanno a cuore la sicurezza e si ispirano al fondamentale principio di precauzione promuoveranno un referendum sulle misure del Governo e a quel punto si vedra' se veramente la maggioranza degli italiani e' disponibile a rovesciare il referendum di vent'anni fa o invece rovesciera' le decisioni del Governo".

lunedì 19 maggio 2008

Incontro Veltroni-Fava: «Ora ricomincia il dialogo»
Patto di consultazione, confronto permanente sulle riforme, dialogo per trovare punti di convergenza all'opposizione e nuovo incontro la prossima settimana tra gli organi dirigenti. È quanto emerge dall’incontro tra il segretario del Pd, Walter Veltroni e Claudio Fava, coordinatore di Sinistra democratica. «L’epoca dell’autosufficienza declamata e conclamata come un valore è finita», sostiene Fava che continua, «con Veltroni ora comincia un lavoro per la costruzione di un nuovo centrosinistra». In quarantacinque minuti di faccia a faccia Fava assicura che tra lui e Veltroni non c'è alcuna voglia di riproporre l’Unione perché quella «è un esperienza accantonata», ma bisogna costruire «un terreno concreto di linee comuni di opposizione oggi e di governo domani». Il numero uno di Sinistra Democratica rassicura sull'ipotesi di una futura confluenza nel Pd: «È fuori discussione. Abbiamo già fatto una scelta alcuni anni fa e non dobbiamo ribadirla ogni volta». Nel corso dell'incontro, informa anche una nota congiunta, «si è convenuto sulla necessità di dar vita ad un dialogo - nel rispetto delle reciproche autonomie - con l'obiettivo di individuare punti programmatici e politici di convergenze nell'opposizione al governo Berlusconi». In quest'ottica «il Partito democratico si è impegnato a stabilire con Sinistra democratica e con le altre forze di sinistra disponibili, un patto di consultazione per far emergere in Parlamento temi e proposte che tengano conto delle sensibilità e del punto di vista di forze che alle Camere non sono rappresentate. Si è altresì convenuto sulla necessità di avviare un confronto politico per costruire, in Italia e a livello locale, le condizioni di un nuovo centrosinistra basato su reali intese programmatiche e su una sfida di governo capace di innovare il Paese». «Infine - conclude la nota - si è altresì convenuto che sia sulle riforme istituzionali che sulla eventuale modifica della legge elettorale europea si stabilirà una consultazione permanente con l'obiettivo di raggiungere soluzioni comuni. Claudio Fava e Walter Veltroni hanno infine concordato un incontro tra i gruppi dirigenti del Pd e di Sd che si svolgerà nelle prossime settimane».

mercoledì 14 maggio 2008


Claudio Fava nuovo coordinatore. Sinistra Democratica avvia assemblee provinciali per la costituente di sinistra

Il Comitato promotore di Sinistra Democratica riunitosi a Roma il 10 maggio, ha eletto quasi all’unanimità (due soli voti si di astensione e nessun contrario) Claudio Fava coordinatore nazionale del Movimento. La proposta di chiamare a questa responsabilità il parlamentare europeo è stata avanzata da Fabio Mussi , coordinatore dimissionario, a nome dell’intero Direttivo, alla fine della relazione introduttiva dei lavori dell’organismo dirigente. Nel corso della sua introduzione (il testo integrale sarà online nei prossimi giorni) Mussi ha analizzato le ragioni della sconfitta della sinistra alle scorse elezioni ed ha affermato che la Sinistra in Italia non è morta, esiste nella società nella cultura, nei valori cui si ispirano milioni di donne e di uomini. Ed anche Sd è viva ed ha una funzione da svolgere. La funzione, l’obiettivo politico del Movimento varato il 5 maggio di un anno fa, secondo l’ex ministro dell’Università, è rilanciare il progetto all’origine della nascita di Sinistra Democratica: rinnovare e unire la sinistra. È necessario, quindi, lanciare la Costituente della sinistra con tutti quelli, forze politiche e sociali, singoli uomini ne donne, che condividono questo obiettivo, una sinistra con una forte cultura di governo e che si pone il tema strategico della costruzione di un nuovo centro sinistra. Questo il cuore della proposta politica, per renderla concreta è stata avanzata da Mussi l’idea anch’essa approvata dal Comitato promotore, di convocare per il primo fine settimana di luglio la Assemblea nazionale di Sd, preparata da assemblee provinciali, che discuterà e approverà la piattaforma politica per il lavoro dei prossimi mesi, varerà lo statuto definitivo del Movimento e eleggerà i nuovi organismi dirigenti. “La sinistra in Italia è viva” è la frase con cui Claudio Fava ha iniziato il suo intervento, ma questa frase è anche il centro di un progetto politico, quello di mettere l’originalità e l’autonomia di Sinistra Democratica per il Socialismo Europeo al servizio della costruzione di un nuovo soggetto politico della Sinistra. Secondo il neocoordinatore di Sd la sconfitta elettorale viene da lontano, dai mutamenti sociali e culturali che si sono stratificati nel nostro Paese e che hanno portato ad un vero e proprio cambio del senso comune che noi, la sinistra, non abbiamo capito e non abbiamo saputo interpretare. Il primo a scrivere a Fava è stato il segretario del Pd: «i migliori auguri per l'incarico di coordinatore della Sinistra democratica». Ma soprattutto Veltroni ha voluto ricordargli che «il voto ci consegna una situazione politica profondamente mutata e impone a ciascuno di dare risposte ai problemi del Paese. Per questo motivo, nel pieno rispetto delle diverse posizioni espresse dal Partito democratico e da Sinistra democratica e della loro reciproca autonomia credo sia opportuno fissare in tempi ravvicinati un incontro di lavoro». E la risposta non si è fatta attendere: «Caro Walter - scrive Fava - sono pronto ad incontrarti. Sarà occasione per mettere nuovamente al centro del nostro comune sforzo per un nuovo centrosinistra in questo Paese. Ciascuno - prosegue - con l'autonomia delle proprie posizioni e del proprio percorso, ma sapendo che, su un piano di pari dignità, una collaborazione proficua è possibile tra Pd e il nostro progetto di Costituente di Sinistra».ll Comitato promotore ha varato il Regolamento per la Conferenza nazionale, il testo completo sarà pubblicato lunedì pomeriggio. Infine, sulla base della discussione che si è svolta nell’organismo dirigente sarà varato un Documento politico che verrà anch’esso pubblicato sul nostro sito così che possa essere eventualmente integrato per poi, nella versione definitiva, inviato alla discussione delle assemblee provinciali.