lunedì 24 novembre 2008

PETIZIONE

Curare gli indigenti, soprattutto i bambini, è un dovere deontologico per tutti i medici, ma è un imperativo etico per un paese civile.Non cancelliamo con un decreto un diritto costituzionale …." chi di questi ti sembra stato il prossimo di colui che fu ferito dai briganti ?"Quello rispose "chi ha avuto compassione e si è preso cura di lui"ed Egli disse "va e fa anche tu lo stesso" (Vangelo secondo Luca)
Appello promosso dalla Segreteria Provinciale FIMP ( Federazione Italiana Medici Pediatri ) di Modena
L'art. 32 della Costituzione Italiana sancisce come diritto fondamentale dell'individuo il diritto alla tutela della salute e garantisce agli indigenti il diritto alle cure gratuite, anche nell'interesse della collettività.Il DL 286/ 98 all'art. 35 prevede la gratuità delle cure urgenti ed essenziali anche agli stranieri non iscritti al SSN, privi di permesso di soggiorno, e privi di risorse economiche e non prevede nessuna segnalazione, salvo i casi di obbligatorietà di referto, come per i cittadini italiani.
La Lega Nord - Padania ha presentato attraverso 5 Senatori un emendamento che prevede l'abrogazione del comma 5 dell'art. 35 e abolisce la gratuità della prestazione urgente ed essenziale agli stranieri non iscritti al SSN e privi di risorse economiche, e propone inoltre l'obbligo per le autorità sanitarie di segnalarli all'autorità competente.
I Pediatri di libera scelta aderenti alla FIMP ( Federazione Italiana Medici Pediatri ) operanti nel SSN, sottoscrittori di questo appello, ritengono gravissimo tale emendamento che finirebbe per respingere in sacche di esclusione la popolazione più indigente e ne richiedono il ritiro : esso non è soltanto la negazione di un diritto costituzionalmente sancito, ma costituisce anche un pericolo per la tutela della salute della collettività, per la mancata cura di patologie anche gravi, con conseguente rischio di diffusione e rappresenta inoltre un pericoloso passo legislativo verso l'abolizione del diritto alla cura.
Ritengono inoltre che la segnalazione all'autorità competente di un paziente indigente sia in aperto contrasto con il codice etico ordinistico al quale i medici debbono attenersi e di cui affermano il primato.
Denunciano con preoccupazione che tale emendamento priverà della assistenza sanitaria essenziale migliaia di bambini divenuti "per Decreto invisibili e senza diritti" in totale contrasto con la Convezione ONU sui diritti del fanciullo e richiedono che lo Stato Italiano firmatario con L. 176/91 della Convenzione ONU di New York del 20.11. 1989 sui diritti del fanciullo garantisca ad ogni minore straniero il pieno diritto di usufruire delle prestazioni mediche pediatriche a prescindere dalla regolarità del soggiorno.
Richiedono quindi a tutti i colleghi Pediatri, a tutti i Medici, agli Operatori Sanitari e a tutti i Cittadini Italiani ai quali stanno a cuore i fondamenti dello stato sociale e la solidarietà di sottoscrivere questo appello.

sabato 15 novembre 2008

Il giudizio sui fatti del luglio 2001 rimane impresso nella memoria collettiva degli italiani: un buco nero della democrazia…
Leggeremo certamente con attenzione le motivazioni della sentenza di ieri. Ma ieri non si è fatta fino in fondo giustizia, non si è fatta piena luce su un buco nero della democrazia italiana.Il giudizio politico e morale su quello che accadde a Genova in quel luglio 2001 non lo danno certo le sentenze della magistratura.Il giudizio su quei fatti rimarrà per sempre impresso nei ricordi di chi c’era, di chi ha visto, di chi in questi lunghi anni ha ascoltato le testimonianze dei ragazzi e delle ragazze vittime di quei soprusi.Quello che accadde a Genova, rimane a tutt’oggi una ferita aperta nel rapporto tra cittadini italiani e Stato: dove doveva esserci sicurezza e tutela ci fu solo violenza. Ecco perché era utile e necessaria – per sgombrare il campo dall’omertà e dalle reticenze – una commissione parlamentare d’inchiesta: ma ci stupisce che solo ora IdV avanzi la proposta della sua costituzione. Sarebbe bastato che IdV il 30 ottobre del 2007 avesse votato a favore della commissione e forse uno squarcio maggiore di verità sarebbe venuto alla luce.
Claudio Fava
coordinatore nazionale Sinistra Democratica

venerdì 14 novembre 2008


Diaz, l'amaro in bocca. Il pm: ricorreremo
Il giorno dopo la sentenza su Genova resta l’amaro in bocca. Per chi da sette anni aspettava giustizia, 13 condanne non bastano. E soprattutto non basta far passare la tesi che a decidere la mattanza della Diaz furono solo alcune teste calde, senza nessun ordine dall’alto. Prima di tirare le conclusioni definitive, comunque, bisognerà aspettare le motivazioni della sentenza. È quello che pensa anche il pm Enrico Zucca, che per gli imputati aveva chiesto un totale di 110 anni di condanne: «Rispettiamo l'autorità della sentenza del Tribunale – ha spiegato – Poi, dopo il deposito delle motivazioni, dovremo riconoscerne l'autorevolezza». Zucca nella sua requisitoria aveva sostenuto la teoria della “catena di comando”, evidentemente, è costretto a dire ora, i giudici «hanno deciso diversamente». Comunque, la storia per lui non finisce qui: «Ricorreremo in appello quando leggeremo le motivazioni». Sempre che non arrivi prima la prescrizione. Non finisce qui nemmeno per il sindaco di Genova Marta Vincenti secondo la quale ora c’è bisogno di «una risposta politica» e di una «commissione di inchiesta». «So – spiega – che questo Parlamento non è quello di sette anni fa e forse c'è meno interesse perché tutti vorrebbero archiviare una fase. Dalla città di Genova – aggiunge – penso sia giusto però venga anche a questo Parlamento l'indicazione che noi qui non l'abbiamo superata».L’appello a fare luce, almeno in Parlamento, arriva anche dal deputato Idv Giuseppe Giulietti: «Non siamo soliti dare giudizi sulle sentenze dei Tribunali e non lo faremo neanche in quest'occasione; tuttavia - afferma il portavoce di Articolo21 - ci sono ancora troppe ombre su quella notte del 2001 a Genova durante il G8. Abbiamo assistito ad una sospensione della Costituzione ivi compresa dell'Articolo21 perchè in quel momento (ma anche nei giorni successivi e fino ad oggi) un'informazione chiara su quanto fosse accaduto nelle strade e nella scuola Diaz non c'è stata. E quali fossero le reali responsabilità. A questo punto - conclude - chiediamo che si provveda all'istituzione di una commissione parlamentare d'inchiesta sul G8 di Genova, sperando che questo strumento possa contribuire alla verità e alla giustizia».Amareggiati, come ovvio, quelli del Comitato Verità e Giustizia per Genova che dopo anni di attesa hanno visto crollare ogni loro aspettativa: sono amareggiati soprattutto perché «nessuno degli imputati era presente in aula. Era un loro dovere stare di fronte al tribunale ed alle parti civili». A parlare è Enrica Bartesaghi, presidente del Comitato am anche madre di una vittima della Diaz: la figlia «è stata picchiata alla Diaz, medicata in ospedale al Galliera e dopo accompagnata a Bolzaneto dove non ha potuto parlare con i genitori né con un avvocato. Per noi – ricorda – era scomparsa. Poteva anche essere morta. L'abbiamo trovata lunedì pomeriggio nel carcere di Vercelli dove, ci ha riferito, finalmente si è sentita al sicuro».Commenta la sentenza anche Amnesty, che nel suo Rapporto annuale aveva raccontato Genova come una delle pagine più nere per i diritti umani in Italia. «Tredici funzionari dello Stato – dicono – sono stati condannati per le brutalità commesse nei confronti di decine di persone inermi: se il processo è giunto a tale conclusione, ciò si deve alla tenacia dei pubblici ministeri e al coraggio delle vittime, delle organizzazioni che le hanno sostenute e dei loro avvocati, che hanno preso parte a centinaia di udienze in un contesto nel quale si è più volte cercato di aggirare l'obiettivo dell'accertamento della verità. Occorrerebbe chiedersi – conclude Amnesty – se una sentenza diversa, nella quale fossero state accertate ulteriori responsabilità penali nella catena di comando, avrebbe potuto essere favorita da un diverso comportamento delle autorità italiane che mai, in questi sette anni, hanno voluto contribuire alla ricerca della verità e della giustizia. In questi anni non abbiamo sentito una parola forte di condanna per il comportamento tenuto dalle forze dell'ordine nel luglio 2001, non c'è stata una commissione d'inchiesta, non si è risolto il problema dell'identificazione dei funzionari delle forze dell'ordine, non sono stati istituiti organi di monitoraggio indipendenti né meccanismi correttivi interni».Vallo a spiegare al ministro della Giustizia Angelino Alfano, che invece è convinto che la «sentenza ha dato un responso chiaro su quello che è successo».

giovedì 13 novembre 2008

Mezzetti: “Sd a fianco della Cgil”
In un momento difficile per il movimento dei lavoratori e per la democrazia italiana, il tentativo maldestro e arrogante da parte del governo Berlusconi di isolare e colpire la Cgil, il sindacato più rappresentativo dei lavoratori in Italia, è grave e preoccupante.Ancor più preoccupante è il fatto che la Cisl e la Uil si prestino alla realizzazione di questo sciagurato disegno.
Sinistra Democratica rispetta l’autonomia di ogni singola confederazione e le scelte che ognuna di esse compie, ma Cisl e Uil non possono non essere consapevoli del grave danno che si arreca ai lavoratori italiani prestando, direttamente o indirettamente, il fianco a chi vuole isolare il sindacato più grande.
E ci preoccupa anche che il maggior partito di opposizione, il Pd, in questo contesto balbetti e si appelli all’autonomia della politica per evitare di prendere posizione e, “pilatescamente” lavarsene le mani.
Sinistra Democratica esprime invece la sua piena solidarietà alla Cgil, il suo sostegno in questo delicato momento e la condivisione delle iniziative da essa annunciate per le prossime settimane.
Ricordo infine, che i 500 partecipanti all’Assemblea degli amministratori locali di Sd, svoltasi a Firenze sabato scorso, hanno votato all’unanimità un ordine del giorno a sostegno dello sciopero generale del 12 dicembre.
Massimo Mezzetti
Componente della Segreteria nazionale di Sinistra Democratica

sabato 8 novembre 2008

Un soggetto politico, non un circolo culturale

Claudio Fava, coordinatore di Sinistra democratica, ci racconta motivazioni, aspirazioni e tappe ufficiali che animano questo nuovo progetto, che oggi presenta un documento -"Costruire la Sinistra: il tempo è adesso"- base di un' associazione politica. La società attuale registra un crescente dinamismo e, allora, una sinistra che se ne faccia portavoce appare indispensabile. Ben sapendo che viste le prossime scadenze elettorali (su tutte la tornata per l'Europa), ci sarà bisogno di non riproporre il vecchio schema del cartello elettorale stile Sinistra arcobaleno, ma qualcosa che sia propedeutico ad una nuova soggettività, anche partitica. Ma questo va deciso insieme e con l'apporto della società civile, che resta a suo dire il protagonista principe dell'iniziativa.
Oggi viene presentato il documento "Costruire la Sinistra: il tempo è adesso" che è base dell'associazione politica. Una nuova ripartenza della sinistra a sinistra del Pd? Si, perché c'è bisogno di investire una grande generosità per non riproporre procedure stanche e sgradevoli già bocciate in passato dalla nostra gente e dagli elettori, cercando invece di inventare un nuovo modo di fare sinistra.
E come si rende possibile questo nuovo modo di fare sinistra?Soprattutto evitando di affidare un progetto politico ad una enclave di gruppi dirigenti, scegliendo al contrario di rendere protagonista la società civile, la sinistra diffusa, la quale, insieme alla politica di impianto più tradizionale, possa animare questo percorso politico.
Dal punto di vista concreto cosa farete per garantire un maggior protagonismo dal basso?Il 13 dicembre lanceremo la nostra assemblea costituente e da quel momento partirà una grande consultazione che servirà non soltanto a confermare ciò che proporremo, cioè nome e simbolo di questa associazione politica, ma a dar vita a una sorta di primarie delle idee, che sono un modo per fabbricare un progetto politico che non nasca nel concistoro tra segretari ma sia condiviso, aperto, allargato. La formazione dei gruppi dirigenti, le scadenze elettorali, l'identificazione e la selezione delle candidature: tutto deve essere frutto di un percorso democratico e partecipato. La sinistra deve tornare ad essere un concetto inclusivo, altrimenti il corpo sociale, oggi più che mai protagonista, continuerà a non accorgersi della nostra presenza.
Il corpo sociale che è sempre più protagonista, sempre più in fermento. Quanto ha contribuito questo dato alla nascita della vostra iniziativa?Molto. Il clima sociale, che è cambiato indipendentemente da Obama, al contrario di quanto sostenga Veltroni, ha fatto crescere l'urgenza di dare corpo e senso anche politico a questo attivismo della società.
Sotto le braci di questa associazione politica cova il fuoco di un nuovo partito?Il partito, come soggetto e entità generale, deve rivedere forme, regole, tradizione. Bisogna infatti immaginare modalità di partecipazione alla politica che siano un po' più leggere, capillari e coinvolgenti. Ed occorre soprattutto che siano decise insieme.
Quindi qual è lo scopo che vi proponete?La certezza è che vogliamo dar vita ad un soggetto politico, quali saranno le forme che assumerà lo decideremo insieme. Ribadisco che non si tratta di un circolo di cultura o di discussione, è un soggetto politico che vuole darsi rappresentanza istituzionale, che vuole concorrere alla ricostruzione di un centrosinistra nel paese, che vuole dare il suo contributo per superare questo periodo di egemonia culturale e politica del centrodestra, reputandolo non come un risultato invitabile del nostro destino.
Comunque è un rilancio del tradizionale progetto della costituente della sinistra?Si è lo stesso progetto.
Nel futuro prossimo però ci saranno le elezioni europee che non possono che essere un banco di prova anche per voi, soprattutto se doveste costituirvi in partito...E' inevitabile. Ma vorremmo arrivare a questo banco di prova elettorale in modo diverso da come ci si arrivò con Sinistra Arcobaleno.
Avresti preferito che in questa iniziativa politica ci fosse dentro tutta Rifondazione?Lo avrei preferito ma patto di condividere lo stesso orizzonte strategico che non è quello dell'opposizione oggi per l'opposizione domani, che non consiste nel recupero identitario tout court. Perché la necessità è conservare storie e identità ma per costruire qualcosa di diverso e nuovo.
Non l'opposizione per l'opposizione dunque. Quindi l'aspirazione è quella di animare una sinistra di governo e un nuovo centrosinistra?Si. L'obiettivo è quello di creare una sinistra che si ponga il problema di trasformare questo paese e per farlo bisogna, certamente ed anche, sapere governare. La sinistra non sta al governo o alla opposizione per definizione, ma si trova in un ruolo o nell'altro a seconda della volontà dell'elettore. Noi vorremmo che i nostri elettori ci dessero mandato per tornare a governare il paese all'interno di una alleanza di centrosinistra, che sia però diverso da ciò che abbiamo conosciuto in questi anni.
Prossime tappe ufficiali della neonata associazione?Oggi la presentazione del documento dell'associazione, poi il 13 dicembre ci sarà una grande assemblea per la costituente che lancerà anche una fase di consultazione ampia su contenuti e non solo. L'appuntamento sarà preceduto in queste settimane da una serie di appuntamenti e momenti locali, perché l'associazione cominci ad esistere e costruire il percorso che poi porterà all'assemblea. Del resto questo sta già accadendo nei territori, nella realtà, nella società.