mercoledì 24 settembre 2008


COMUNICATO STAMPA PROVINCIALE 24 SETTEMBRE

Il Partito Democratico ha comunicato la volontà di organizzare da solo delle primarie per individuare il proprio candidato alla carica di presidente per le elezioni provinciali della prossima primavera.
Sinistra Democratica teme che tale scelta sia compresa e vissuta come una conferma della pratica dell’autosufficienza che ha contraddistinto l’azione del PD. La volontà di tenere delle primarie proprie può quindi essere un errore dal momento che sarebbe necessario, invece cercare di ricostruire l’intero campo di centrosinistra anche in provincia di Pordenone. Quest’ultimo obiettivo rappresenta una priorità di Sinistra Democratica, accanto alla costituente di un nuovo soggetto della sinistra unitaria.
Per questi motivi invitiamo pubblicamente il Partito Democratico e gli altri soggetti politici che hanno appoggiato la candidatura di Sergio Zaia alla precedente tornata elettorale provinciale, ad un incontro per ragionare assieme su un percorso comune che porti l’intero centrosinistra alle prossime elezioni.
Sinistra Democratica intende appoggiare, inoltre, la campagna promossa dall’UDC per la raccolta firme, al fine di reintrodurre la preferenza nella legge elettorale nazionale.
Si tratta di un obiettivo assolutamente condivisibile poichè la reintroduzione della preferenza darebbe agli elettori la possibilità concreta di scegliere i propri rappresentanti, senza dover solo ratificare le scelte dei partiti. La “porcata” della legge elettorale nazionale voluta dalla destra sta per essere replicata nella legge elettorale delle europee. E’ un ulteriore conferma di quanto questa destra sia insofferente verso la vera partecipazione dei cittadini e voglia invece trasformare la nostra democrazia in leaderistica ed elitaria. E’ un progetto a cui ci opporremo in modo deciso.
Sinistra Democratica provinciale intende partecipare attivamente anche alla mobilitazione per la raccolta firme per il referendum contro il cosiddetto lodo Alfano: l’immunità per le più alte cariche della Repubblica. Per questo prenderemo contatto con tutti coloro che vorranno attivarsi sul territorio.
Sinistra Democratica condivide infine la proposta di anagrafe pubblica degli eletti su internet avanzata dai radicali. Si tratta non di una mega banca dati centralizzata ma della possibilità per tutti i cittadini di trovare su Internet ,e con una reale e agevole accessibilità, i dati relativi a presenze, assenze, voto in aula e in commissione, missioni più o meno autentiche di tutti gli eletti, dal Parlamento sino ai livelli locali di Regioni, Province e Comuni. E senza dimenticare situazioni patrimoniali, fiscali e societarie prima e dopo l’assunzione di un mandato elettivo, fino ai gettoni di presenza anche in partecipate e municipalizzate. Una proposta che aiuterebbe la trasparenza delle pubbliche amministrazioni e l’avvicinamento alla partecipazione dei cittadini alla politica attiva. Il perseguimento di una nuova etica pubblica dev’essere ragione fondante di una nuova sinistra.
Per informazioni sulla Sinistra Democratica è possibile visitare il sito sdpordenone.blogspot.com oppure scrivere a sdpordenone@yahoo.it

Sinistra Democratica in piazza per fermare Berlusconi


L’11 ottobre Sinistra Democratica sarà in piazza e invita tutti a partecipare. Fermare oggi Berlusconi è un dovere democratico.Se la destra al governo, in pochi mesi, ha già fatto molti danni in materia di scuola, lavoro, convivenza civile, ambiente e cultura democratica, è perché non ha trovato finora chi la contrastasse sufficientemente.Dare vita a una opposizione al governo Berlusconi che sia forte ed efficace è oggi una priorità assoluta. I tanti e le tante che non condividono questo indirizzo politico avverso alla scuola pubblica, punitivo verso lavoratori e pensionati, tollerante verso la xenofobia, compiacente con gli interessi di pochi potenti, debbono poter trovare nella manifestazione dell’11 ottobre un luogo dove ritrovarsi e avere voce.Un luogo che dialoghi con chi nei sindacati, nei luoghi di lavoro, sul territorio, nelle scuole già si sta attivando per fermare l’onda della destra.Avremmo voluto una sola manifestazione di tutte le opposizioni. Poiché non si è potuto ottenere questo risultato occorre che quella dell’11 ottobre sia una giornata e una manifestazione aperta a tutti coloro che non condividono le politiche aggressive della destra. Non ultima quella di strozzare con una nuova legge elettorale la possibilità di una rappresentanza al parlamento europeo scelta democraticamente.Dare forza insieme all’opposizione non confonde i diversi progetti politici: SD, ad esempio, ritiene che senza una sinistra del cambiamento sarà difficile creare una alternativa alla destra e per questo lavoriamo concretamente con molti altri alla Costituente della sinistra. Alla fine, per battere la destra, occorre una politica convincente..

domenica 21 settembre 2008

COSTITUENTE DI SINISTRA AL VIA


Fava: «Al via la Costituente, parleremo alla sinistra senza rappresentanza»
Maria Zegarelli

Tutti intorno a un tavolo, politici, sindacalisti, intellettuali, per fondare la Costituente di sinistra, primo passo per avviare un processo unitario a sinistra. Oggi alla Casa delle donne di Roma riparte il progetto a cui guarda Sinistra democratica, la minoranza di Rifondazione di Vendola e Giordano, i Verdi di Cento, la minoranza per Pdci di Katia Belillo. Ci saranno Alberto Asor Rosa, Moni Ovadia, Ascanio Celestino, Pietro Folena, Fabio Mussi, Aurelio Mancuso dell’Arcigay, il segretario della Fiom Rinaldini, Paolo Hutter, Aldo Tortorella, Mario Tronti, Flavio Lotti. Claudio Fava, coordinatore di Sd, di una cosa è convinto: «È il momento». L’interlocutore privilegiato è il Pd, non certo l’Udc.Fava, il progetto è ambizioso, ma partite con pezzi di Sd, Rc, Verdi. Non è un po’ poco?«È un progetto diverso da quello immaginato prima delle elezioni. Non vogliamo più costruire l’unità della sinistra perché la campagna elettorale e gli esiti dei congressi mostrano che ci sono due opzioni inconciliabili: l’opzione di chi lavora per l’unità dei comunisti con un ritorno fortemente identitario alle ragioni e ai simboli della tradizione del secolo scorso e l’opzione di chi vuole una nuova sinistra che vuol rinnovare se stessa, aggiornare il proprio sguardo nei confronti di un paese profondamente cambiato, che si pone l’obiettivo di una profonda riforma delle pratiche politiche. Dobbiamo porci il problema della trasformazione del paese e dunque anche di una cultura di governo nelle forme e nelle circostanze in cui tutto questo è possibile. C’è invece chi ritiene che la funzione della sinistra sia quella di presidiare uno spazio minoritario». Quale è l’obiettivo che vi ponete?«Recuperare in parte i semi positivi dell’Ulivo e seppellire per sempre lo spirito malato dell’Unione è uno degli obiettivi che un processo di aggregazione politica a sinistra deve porsi». Quali sono gli interlocutori politici a cui guarda la Costituente?«Intanto ci sono alcuni protagonisti naturali, coloro che hanno costruito in questi anni una esperienza di militanza civile e politica a sinistra, un tessuto connettivo di associazioni e di esperienze fuori dai partiti come i movimenti pacifisti, il movimento antimafia. Penso anche alle grandi battaglie di un’associazione come Libera, a tutti coloro cioè, che hanno mirato a trasformare la coscienza civile del Paese. Poi, ci sono Sd e una parte significativa di compagni di Rc e del Pdci che non hanno condiviso le conclusioni di quel processo, i Verdi e la cultura ambientalista che ormai è orizzontale e tutta la sinistra non connotata nella militanza politica». Agli appuntamenti elettorali come pensate di arrivare?«Preferisco pensare alle elezioni come la conseguenza di un processo. Il centrosinistra in sé non è un valore, lo è in quanto frutto di un processo politico. Per noi l’interlocutore naturale della sinistra è il Pd, quello innaturale, impossibile, è l’Udc non per pregiudizio ma per merito politico. Sarebbe lo stesso errore che ha portato a tenere fino all’ultimo nel centrosinistra Mastella e Dini. Al tempo stesso noi troviamo che questo processo di coalizione debba essere davvero arricchito di politica rimettendo anche in discussione esperienze fallimentari come l’Abruzzo, la Calabria e la Campania. Dove non abbiamo saputo, come centrosinistra, riaffermare l’autonomia della politica».


Costituente a sinistra, primo incontro con Fava e Vendola
Rachele Gonnelli


Attorno ad un lungo tavolo ovale, ospiti della Casa internazionale delle Donne a Roma - luogo storico del movimento femminista - si riuniscono sabato, per la prima volta dopo la lunga estate di congressi e liti furibonde, gli stati maggiori della sinistra un tempo arcobaleno.
Si fonda proprio attorno a quel tavolo, la nuova casa della sinistra. «È la prima pietra», dice il segretario della Sinistra democratica Claudio Fava. Ma la forma è ancora poco più che un abbozzo, la giornata di discussione a porte chiuse un incontro poco più che «seminariale». E Nichi Vendola, governatore della Puglia, preferisce parlare, più che di prima pietra, dell'inizio di un «percorso» per ricostruire «una sinistra che prenda atto della sconfitta anche culturale» e torni a aggregarsi nel sociale, «nei territori». Insomma ad esistere e ad avere voce.
La sfumatura tra la «pietra» di Fava e il «percorso» di Vendola in verità è lieve. L'esperienza del cartello elettorale della Sinistra Arcobaleno uscita senza neppure un parlamentare dalle urne viene archiviata da entrambi in modo netto. E anche la prospettiva delle scadenze elezioni - sia il turno primaverile delle amministrative sia le europee con o senza soglia di sbarramento- è evocata solo come «punto di arrivo».
Così, da questa prima riunione della «costituente della sinistra» non esce nessun coordinamento o organigramma. Solo un comunicato in cui si parla di «orizzonte nuovo» ma anche di «nuove pratiche e linguaggi». Più un calendario per le successive tappe che dovranno portare a questo processo di riaggregazione.
La prima tappa è prevista già per sabato prossimo, 27 settembre, sempre a Roma, quando alla festa dell'area vendoliana di Rifondazione - a Garbatella - molti degli stessi oratori della riunione seminariale si troveranno a parlare in pubblico, cercando di entrare in collegamento anche con l'iniziativa delle "Cento Piazze" della Cgil. Poi, nell'agenda a breve, ci sarà la manifestazione nazionale convocata ancora una volta a Roma il prossimo 11 ottobre.
Per ora la «costituente» è animata, oltre che da Sd e vendoliani di Rifondazione - che comunque non vogliono concepirsi come corrente interna al Prc ma si identificano in qualcosa di più «largo e plurale» - anche da personaggi politici e del mondo della cultura e dello spettacolo: da Moni Ovadia a Ascanio Celestini e da Alberto Asor Rosa a Rita Borsellino. C'è uno spezzone dei Verdi, con l'ex sottosegretario Paolo Cento, e c'è l'area dissidente del Pdci, da Katia Belillo all'europarlamentare Claudio Guidoni. E molti altri, tra i quali anche Achille Occhetto, Aldo Tortorella, Fabio Mussi.
In mattinata alla prima riunione ha partecipato anche il segretario della Fiom Gianni Rinaldini che poi però ha dovuto abbandonare la discussione per andare a Gubbio, alla Festa nazionale della corrente di Rifondazione che fa capo a Claudio Grassi - "Essere comunisti" - dove era chiamato come oratore a un dibattito sempre sulla crisi della sinistra -dal titolo emblematico: "Ricominciare a sinistra, come e da dove?" - insieme a Oliviero Diliberto e Paolo Ferrero.
Il progetto di costituente di cui hanno iniziato a tessere la tela Fava e Vendola però al momento esclude sia il segretario del Pdci Diliberto sia quello di Rifondazione Ferrero. Anche se di fronte a una soglia di sbarramento per le elezioni europee tra il 3 e il 5 percento, secondo la modifica della legge elettorale che la maggioranza di centrodestra sembra orientata a voler approvare, potrebbe portare a rimescolare le carte. Per ora prevalgono i netti distinguo usciti dai congressi dei partiti. «La nostra idea di sinistra - spiega Fava - non sarà un'opzione minoritaria».
Vendola è persino più duro nel giudizio. «Non riesco a pensare che resti solo una opposizione di corto respiro e in stato confusionale o una che si rinchiude in recinti e in invocazioni di una identità nostalgica». Per lui è fondamentale intanto guarire dal «torcicollo», da una sindrome che vede la sinistra innamorata solo del proprio passato, una sinistra ideologica che essendo «finita in un dirupo» «cerca solo di sopravvivere» aggrappata a vecchi simboli e richiami ideologici. Oltretutto sbagliati. «Io non posso partecipare a un corteo dove si suonano inni che riportano a un passato stalinista -chiarisce-. Non credo a una lettura solo storiografica dello stalinismo, non credo più, e ci ho creduto ma ora non più, a una ideologia giustificazionista rispetto a certi eventi storici, la rottura deve essere netta».
FONTE:unita.it

venerdì 12 settembre 2008

Semplicemente neofascisti

E' stato un "uno-due" solo all'apparenza imprevedibile. Mi riferisco alle dichiarazioni del sindaco di Roma Alemanno a Gerusalemme e, poi, del ministro della Difesa La Russa, durante la manifestazione in ricordo della difesa di Roma dall'invasore nazista. Alemanno ha affermato in un'intervista al Corriere della Sera del 7 settembre, che il fascismo non è stato il "male assoluto", ma "un fenomeno più complesso. Molte persone vi aderirono in buona fede [...] Il male assoluto sono le leggi razziali volute dal fascismo che ne determinarono la fine politica e culturale". La Russa, dal palco di Porta San Paolo, teatro, sessantacinque anni fa, della difesa di reparti militari aiutati da civili contro l'occupante nazista, ha detto che "altri militari in divisa, come quelli della Nembo dell'esercito della Rsi, soggettivamente e dal loro punto di vista, combatterono credendo nella difesa della patria, opponendosi nei mesi successivi allo sbarco degli anglo-americani" (da "La Repubblica" del 9 settembre). Dallo stesso palco Alemanno, volendo aggiustare il tiro delle sue precedenti dichiarazioni, non ha fatto altro che riconfermare il suo pensiero, prendendo le distanze dall' "esito liberticida e antidemocratico" del fascismo che il sindaco non cita direttamente, ma fa rientrare nella locuzione "fenomeno totalitario".
Dunque, per riassumere: per la destra italiana erede del fascismo e che tutti ritengono approdata al riconoscimento dei valori della democrazia, il fascismo è stato un "fenomeno complesso" condannato dalla storia per il suo "esito" (il che fa presupporre che i suoi principi fossero e siano considerati positivamente), in ragione della scelta dell'alleanza con il nazismo e delle leggi razziali del 1938. Ed anche chi aderì alla Repubblica di Salò, lo fece, "dal suo punto di vista", per difendere il paese. Perché ho detto all'inizio che le dichiarazioni di Alemanno e La Russa sono solo all'apparenza imprevedibili? Perchè anche l'uomo politico indicato come colui che ha liberato la destra italiana dalla zavorra del fascismo, cioè Fini, quando parlò nel 2003 del ventennio come "male assoluto", lo fece con riferimento al solo periodo delle leggi razziali e dell'esperienza della Rsi.
Esiste quindi una certa identità di posizioni tra i leader di Alleanza Nazionale, e vanno tutte nel senso di dividere il fascismo tra un "prima" e un "dopo" le leggi razziali, dimenticando la marcia su Roma, il delitto Matteotti, la messa fuori legge di tutti i partiti politici, dei sindacati, della libera stampa, l'attività del Tribunale Speciale per la sicurezza dello Stato con le sue trentuno condanne a morte eseguite, la missione coloniale in Etiopia. L'unica parola non pronunciata in questo vortice di dichiarazioni, precisazioni, sottolineature, è una sola, la più importante: antifascismo. E da allora in poi definire queste persone come neofascisti, significherebbe solo rispettare la verità dei fatti.
Gaetano Toro
Anche per le europee si prepara un “porcellum”. Non ci stiamo




Tra meno di dieci mesi gli italiani saranno chiamati al voto per il nuovo parlamento europeo. Si tratterà di scegliere chi ci rappresenterà nella sede sovranazionale che ormai concorre a decidere molto della nostra politica economica, dei nostri diritti sociali, delle politiche ambientali e di sicurezza.“Scegliere” non è però il verbo appropriato. Se verrà approvata la nuova legge elettorale per le europee voluta dal centrodestra, non saranno i cittadini a decidere gli eletti , visto che la proposta è quella di fare liste bloccate, e nemmeno potranno farsi rappresentare da forze politiche che non superino l’insensato sbarramento del 5 per cento. Insensato due volte: la prima perché non si tratta in questo caso di decidere un governo o di attribuire un premio di maggioranza o di premiare una coalizione; la seconda perché i gruppi parlamentari non si formano su base nazionale ma raccolgono eletti provenienti da diversi paesi. L’Europa, attraverso il voto, deve fondarsi sul la rappresentanza degli orientamenti degli elettori senza alcuna preclusione.E’evidente che la proposta del centrodestra mira a regalare un vantaggio ai partiti maggiori e non spera altro che di impedire artificiosamente alla sinistra l’accesso anche al Parlamento europeo.Se si confermasse un quadro della nostra rappresentanza a Strasburgo simile a quella del parlamento italiano, è chiaro che la destra nostrana godrebbe del vantaggio di avere poco e debole contrasto anche fuori dai nostri confini. E’ sotto gli occhi di tutti il fatto che senza le idee e la forza della sinistra ben pochi sono gli ostacoli alla politica reazionaria e antisociale di Bossi e BerlusconiD’altra parte non c’è da aspettarsi molto da coloro che si sono in tempi non lontani resi autori di una legge da loro stessi definita Porcellum. Adesso la palla passa al parlamento. Occorre che in quella sede arrivi chiaro il messaggio che fare una legge per le europee ritagliata sugli interessi contingenti dei partiti oggi più forti in Italia è un grave vulnus democratico: le regole della rappresentanza sono le prime a dover essere garantite se non si vuole parlare di regime.Le forze politiche, le associazioni, i sindacati i cittadini che hanno a cuore un’Europa democratica e sociale devono far sentire subito la loro voce. Questa è anche un’occasione d’oro per verificare se il Pd condivide con la destra l’interesse a ridurre la dialettica democratica e a strozzare la sinistra e le voci critiche, oppure se batte un colpo per richiamare i principi democratici elementari della rappresentanza. Nel primo caso, il Pd si assumerebbe anche la responsabilità di impedire la nascita di un nuovo centrosinistra in grado di contrastare e battere nei prossimi anni una delle peggiori destre in giro per l’Europa. Da solo questo partito non ce l’ha fatta in aprile, non ce la fa all’opposizione, non ce la farà nemmeno in futuro. Le conseguenze sarebbero pesanti anche per le alleanze locali in vista delle prossime elezioni amministrative. Dal Pd, ma anche da quell’ampio schieramento di forze, giornali, opinionisti, esponenti della società e della cultura che hanno tuonato contro le liste preconfezionate per il parlamento nazionale, ci aspettiamo un moto di protesta e di ribellione al meccanismo ora proposto per Strasburgo, anch’esso fondato su una elenco bloccato di nomi. Non vorremmo che alcuni leader di grandi partiti, alle prese con dissidi interni difficilmente componibili , cogliessero l’occasione al volo per regolare in questo modo gli affari di casa propria. Se l’indignazione di ieri per la legge elettorale di Camera e Senato non era di maniera, si vedrà nelle prossime settimane. Chi, come noi, lavora alla costituente per un nuovo partito della sinistra forte e serio, non può rinunciare a far sentire le ragioni di questa battaglia democratica in tutti i luoghi possibili, a partire dalla manifestazione dell’11 ottobre contro le scelte del governo e della destra.
fonte www.sinistra-democratica.it

martedì 9 settembre 2008

PORDENONE


Sono state installate altre tre rastrelliere alla stazione ferroviaria, al parcheggio dell’ospedale e in questura
Crescono le biciclette comunali

È stato potenziato il servizio di bike sharing con dodici nuove due ruote
Bike sharing in via di potenziamento, grazie all'incremento delle biciclette e ad altre rastrelliere. In questi giorni ne sono state installate tre nuove - ora le rastrelliere sono 9 - portando le biciclette da 24 a 36. Più biciclette alla stazione (+ 4), al parcheggio dell'ospedale, (+ 4), e poi due nuove postazioni , una in piazza del Popolo per favorire il collegamento dell'area delle scuole con il centro città ma anche a servizio degli utenti dei bus extra urbani che scendono alla fermata in viale Marconi, e l'altra nei pressi del parcheggio della Fiera di viale Treviso. Infatti in occasione del tradizionale appuntamento settembrino, nei padiglioni fieristici sarà possibile utilizzare una nuova e sperimentale postazione di bike sharing. In particolare a disposizione degli espositori sino a veberdì ci saranno alcune biciclette; ai richiedenti verranno consegnate le chiavi che dovranno essere conservate e riconsegnate alla scadenza della "promozione della sostenibilità del trasporto sano ed alternativo".
Dopo questo servizio, allo scopo di eseguire interventi di manutenzione o riparazione, l'intero parco biciclette dello "bike sharing" verrà ritirato la sera del 12 settembre. Le rastrelliere rimarranno vuote fino alla sera del 15, pronte e disponibili poi dalle 6 del 16 per "affrontare" la settimana della mobilità sostenibile, in calendario dal 16 al 22 settembre, manifestazione a carattere nazionale a cui l'amministrazione comunale aderisce nell'ambito della promozione dell'utilizzo dei mezzi di trasporto alternativi e non inquinanti.
Riassumendo, tra settembre e ottobre del 2006 sono state collocate 6 rastrelliere (3 alla stazione ferroviaria con 12 biciclette; una in piazzetta Calderari con 4 biciclette; una in piazzale Ellero dei Mille con 4 biciclette e una al parcheggio dell'ospedale di via Montereale con 4 biciclette ).
A regime, fra pochi giorni, ci saranno quindi quattro rastrelliere (una in più) alla stazione ferroviaria con 16 biciclette; 2 (una in più) con 8 biciclette nel parcheggio dell'ospedale di via Montereale; la postazione già esistente in piazzetta Calderai (4 biciclette) ; la nuova postazione con 4 biciclette in piazza del Popolo/Questura; un'ulteriore nuova postazione in Fiera che sostituisce quella di piazzale Ellero dei Mille, rivelatasi non adeguatamente sfruttata. Per quest'ultima postazione si profila un periodo sperimentale per verificare se il servizio risulterà gradito vista la vicinanza dell'area di parcheggio.
FONTE: GAZZETTINO.IT

domenica 7 settembre 2008




Documento approvato dalla Direzione Nazionale di Sd il 6 settembre 2008

Si è riunita il 5 e 6 settembre la Direzione Nazionale di Sinistra Democratica, due giorni di discussione intensa e approfondita sulla base di una analisi della situazione politica, degli impegni che ci attendono, e delle scelte che dobbiamo compiere nelle prossime settimane, tracciati da Claudio Fava nella relazione introduttiva. Moltissimi gli interventi delle compagne e dei compagni dell’organismo dirigenti che si sono confrontati, anche con una riflessione che Mario Tronti ha voluto dare al confronto. I lavori si sono conclusi con l’approvazione di un Documento che qui pubblichiamo.



Un nuovo inizio per il futuro della sinistra italiana
1. La ripresa politica vede l’Italia di fronte a crescenti contraddizioni, squilibri e ingiustizie che da tempo ne frenano lo sviluppo -non soltanto economico ma sociale e ambientale- ma che ora vengono pesantemente aggravate dal procedere spedito di questo governo verso la rapida attuazione del suo programma.In soli pochi mesi, disponendo di una larga maggioranza parlamentare e attraverso un uso distorto delle procedure istituzionali come delle norme costituzionali, la destra al governo sta mettendo in discussione i due pilastri fondamentali che reggono la vita democratica di un paese, l’equità sociale e i diritti civili. Tanto le importanti conquiste consolidate nel corso di decenni di vita e di lotta democratica, quanto le reali possibilità di attuare quelle vere riforme di cui l’Italia ha sempre più bisogno.Questo riguarda fondamentali beni pubblici che segnano la qualità dello stato sociale di un paese e su cui si misura la vita quotidiana di donne e uomini: salute, istruzione e formazione. La scuola italiana è con questo governo sotto un attacco che svilisce la qualità educativa e pedagogica da trasmettere alle ragazze e ai ragazzi, umilia il lavoro di tanti insegnanti capaci, e quindi crea distacco tra società, famiglie e istituzioni scolastiche. E riguarda ancor di più la realtà attuale del mondo del lavoro oggi nel nostro Paese: perdita di centralità, precarietà persistente, condizioni materiali di lavoro sempre più insicure e pesanti, salari da troppo tempo fermi e troppo bassi, volontà di ridurre l’azione e il ruolo della rappresentanza sindacale.
2. E tuttavia l’azione devastatrice di questo governo non incontra ancora, a diversi mesi ormai dal voto di aprile, un’opposizione politica capace di resistere agli attacchi della destra e di indicare la possibilità di diversa prospettiva politica per l’Italia.L’opposizione non solo tarda a organizzarsi, ma corre il serio rischio di presentarsi divisa, chiusa nel recinto, largo o angusto che sia, delle diverse logiche identitarie, incapaci di produrre quell’ampia, diffusa, forte partecipazione unitaria che l’opposizione deve avere oggi in Italia se vuole essere efficace e rialzare la testa di fronte ai colpi di questo governo.
E’ per questo che Sinistra Democratica – nata non già come ennesimo partito politico ma come movimento politico che ha il principale obiettivo di unire la sinistra e costruire un nuovo centrosinistra per governare l’Italia – ritiene si debbano individuare i punti essenziali di una comune piattaforma, quegli stessi su cui le azioni del governo rendono ogni giorno più pesante la vita materiale di tanta parte della popolazione, e si debbano dare segnali inequivocabili di unità e di mobilitazione prima di tutto nei suoi territori.Ed è per questo, quindi, che Sd non condivide l’ipotesi di svolgere, ad ottobre, diverse e distinte manifestazioni dell’opposizione nel paese, incapaci nei fatti di parlarsi, con l’unico risultato di lanciare un messaggio identitario e di divisione ulteriore. Troppo poco di fronte ad una realtà così pesante e troppo poco anche di fronte agli insegnamenti che tutti dobbiamo trarre dalle divisioni e dagli errori che hanno segnato, in tutto il campo del centrosinistra, l’ultima campagna elettorale.Ecco perché noi riteniamo necessario costruire una piattaforma e una mobilitazione del’’opposizione. E’ così che si può mettere in moto una doppia speranza. Che un’opposizione finalmente c’è, si organizza, mobilita soggetti e coscienze, unisce. E che da una simile opposizione si può partire, certo in un percorso ancora aperto e difficile, per costruire un nuovo centrosinistra per il governo dell’Italia. Noi intendiamo lavorare per questo semplice, ma fondamentale obiettivo e ci rivolgiamo a tutti gli interlocutori del centrosinistra come alle tante diverse realtà in ogni parte del territorio del paese che chiedono segnali di speranza e di risposta politica efficace.3. La nostra prospettiva politica già delineata a Chianciano pochi mesi fa e ribadita nel corso dei lavori della nostra Direzione, guarda alla Costituente della sinistra italiana come all’unica reale possibilità di mettere in moto un processo che da subito e già nelle elezioni amministrative ed europee indichi la strada per dare all’Italia quella sinistra politica che oggi non ha più. Dotata di autonomia culturale e organizzativa, di cultura di governo, di profilo europeo, capace di ridare centralità al valore del lavoro e alla laicità dello Stato. Sarà un percorso lungo nel tempo ma che occorre avviare ora. Ecco perché guardiamo all’incontro del 20 settembre, al quale parteciperanno autorevoli figure rappresentative della sinistra nella cultura, nel sociale e nel mondo del lavoro, della politica e dei movimenti, come all’occasione che, dopo la sconfitta elettorale e gli esiti dei diversi congressi dei partiti di luglio, metta in moto un nuovo inizio per il futuro della sinistra italiana.


sabato 6 settembre 2008

Scuola, tutt'Italia contro il maestro unico della Gelmini


Si prospetta molto caldo l'autunno per Mariastella Gelmini. Da più parti si levano dure critiche contro la riforma della scuola: sindacati, docenti, genitori, sindaci dei piccoli comuni. Gli Unicobas della scuola hanno proclamato per il 3 ottobre uno sciopero generale con manifestazione nella Capitale. Il 27 settembre a Roma i Cobas organizzano un convegno nazionale dei precari. I confederali non stanno di certo a guardare. Cgil, Cisl e Uil hanno fatto sentire la loro voce a Venezia con un'insolita iniziativa: hanno affittato e fatto sfilare davanti alla Mostra del Cinema cinque vaporetti per protestare contro la riforma Gelmini e i provvedimenti di Brunetta. Inoltre in occasione della regata storica i confedereali "addobberanno" il Canal Grande con quattro striscioni di protesta su scuola e università.
Taglio del personale scolastico e maestro unico sono i due punti più criticati di una riforma, o meglio controriforma, che porterà ad un indebolimento della scuola pubblica. Il segretario nazionale dell'Unicobas, Stefano D'Errico chirisce che a partire dall'anno scolastico 2009/2010 saranno «cancellati 70.000 cattedre e 40.000 ruoli Ata». Una cifra totale di esubueri che supera di gran lunga le 87 mila unità annunciate dalla Gelmini. Ma che fine faranno i soldi risparmiati sulla pelle di tanti lavaoratori? «Solo il 30% di questi risparmi sarà utilizzato a fini contrattuali per presunte iniziative dirette alla valorizzazione ed allo sviluppo professionale della carriera del personale della scuola» dice D'Errico.
Il timore è che dal mix esuberi e maestro unico si arrivi ad una diminuzione del tempo pieno. Sul piede di guerra ci sono anche i genitori degli 860 mila bambini che frequentano la scuola per 8 ore al giorno. Genitori che spesso lavorano e devono far fronte a non poche difficoltà per conciliare lavoro e famiglia. A tutti loro la Gelmini ha assicurato che il tempo pieno non verrà toccato. In realtà sono pochi a crederci vista la consistente diminuzione di risorse umane e finanziarie che si sta abattendo sulla scuola pubblica. Basti pensare che la finanziaria prevede «l'innalzamento drastico di un punto percentuale, dall'anno scolastico 2009/2010, del rapporto docente-alunni, con conseguente ingrossamentò e diminuzione delle classi» dice D'Errico. Anche dal punto di vista pedagogico la riforma, in particolare la reintroduzione del maestro unico, mostra non pochi limiti: «in tutti i paesi moderni esite un sistema di presenze multiple di insegnanti, perchè a differenza di 30 o 40 anni fa la società è mutata e le conoscenze si sono moltiplicate» afferma Benedetto Vertecchi, ordinario di Pedagogia Sperimentale a Roma Tre. Ma dopotutto la Gelmini, non ha mai fatto mistero di voler tornare alla scuola del secolo scorso.
Il vero fine della riforma pare comunque quello di privatizzare sempre di più il settore istruzione. Lo scenario alquanto preoccupante è delineato da D'Errico: «le scuole verranno trasformate in fondazioni e consegnate ai privati, i quali entreranno nei consigli d'amministrazione che sostituiranno gli attuali consiglid'istituto e, versando un obolo, diverranno i veri padroni della scuola».
Le proteste si registrano in ogni parte d'Italia. A Roma si è costituito un coordinamento docenti-genitori per raccogliere firme in difesa della scuola pubblica. Da Milano è partita la campagna "no al maestro unico" in cui si invitano le famiglie a mandare fax di protesta al ministero. A Torino i sindacati confederali pensano ad una serie di assemblee da organizzare nelle scuole mentre martedì a Palermo scenderanno in corteo i maestri precari. Volantinaggi invece a Genova e Parma.
fonte: unità.it

venerdì 5 settembre 2008

In Carovana contro le morti bianche
Non possiamo rassegnarci a vivere in un paese in cui si perde la vita per lavorare.Perché di questo si tratta: il lavoro come rischio, come percorso ad ostacoli come gimcana, tra contratti precari e diritti negati, fino a perdere la vita.Per questo è più che mai agghiacciante il cinismo con il quale di recente si è aperta una polemica sulla tecnica più precisa per rilevare il numero delle morti bianche.Una polemica cinica ed assurda, che fa velo alla realtà: quella di un modello sociale e di produzione che mercifica il lavoro e non gli riconosce valore.Le scelte dell’attuale governo vanno esattamente in questa direzione con la cancellazione dei passi avanti sulla sicurezza fatti dal Governo Prodi (il Testo Unico, le norme contro il lavoro nero, l’abrogazione della legge contro le dimissioni in bianco ecc) e il varo di norme nuove di zecca come quelle che incentivano lo straordinario. Perché esiste un rapporto certo, misurabile e misurato, tra gli incidenti sul lavoro e il numero di ore di lavoro, la precarietà e il lavoro nero.La Confindustria, che aveva contrastato violentemente il Testo Unico sulla sicurezza e le sanzioni per le imprese inadempienti, oggi plaude alle nuove norme e alla licenza di irresponsabilità che esse consentono.Ma il punto è perché tutto ciò non provoca uno scatto collettivo generale di indignazione? Che cosa è successo nella coscienza di questo Paese?Certo la grave crisi economica globale e quella europea che ricade sull’Italia e si amplifica per le storture strutturali del nostro sistema economico, colpisce al cuore i legami sociali.Colpisce il reddito delle famiglie degli operai, degli impiegati e degli insegnanti, le donne e gli uomini, i giovani e i meno giovani, amplifica le disuguaglianze e si somma alla caduta di etica pubblica alimentando il senso del declino generale del Paese. In un contesto così, la perdita di valore del lavoro nella gerarchia dei valori sociali collettivi è perfino evidente nelle statistiche europee che confinano l’Italia agli ultimi posti per il livello dei salari e rappresenta di più del tanto che già appare: la crisi morale di un intero paese. Non è cominciata oggi, ha radici globali, ha travolto tutti i partiti del centrosinistra disancorati dalla realtà mutata.Non ci si può rassegnare. Sia di fronte al mito della crescita fondata sull’abbassamento dei costi del lavoro, in primo luogo quelli sulla sicurezza, sia di fronte alla cancellazione del valore del lavoro come fondamento dell’Italia repubblicana.Per non rassegnarsi bisogna squarciare il velo che copre la realtà.Articolo 21 prova a farlo con la carovana in partenza da Venezia il 4 di settembre. Avrà tutto il sostegno più sincero e concreto di Sinistra Democratica.

mercoledì 3 settembre 2008


L’IMPRESA DI UN’ECONOMIA DIVERSA

VI edizione del Forum di Sbilanciamoci!

UN BEL LAVORO

Diritti, economia di giustizia, imprese responsabili

Mirafiori Nord (Torino) 4-6 settembre 2008

Sbilanciamoci! organizza a Mirafiori il suo Forum annuale, quest'anno dedicato al lavoro. Si terrà dal 4 al 6 settembre prossimi, a Torino, quartiere Mirafiori Nord, il forum annuale della campagna Sbilanciamoci! L’impresa di un’economia diversa giunto ormai alla sua sesta edizione. Un bel lavoro è il titolo del forum di quest'anno. Dopo il drammatico aumento della precarietà e degli incidenti sul lavoro, Sbilanciamoci dedica il forum di quest'anno ai temi del lavoro e della sostenibilità di un modello di sviluppo fondato sull'automobile e la grande fabbrica che ha avuto nella città di Torino la sua massima espressione. Mirafiori come simbolo di un modello industriale che ha caratterizzato un certo sviluppo economico del dopoguerra; Torino come la città delle grandi fabbriche per antonomasia e dei recenti incidenti sul lavoro, città che si presta a una riflessione sul sistema delle imprese, modello di sviluppo e mondo del lavoro, temi che da anni sono al centro dell'impegno della campagna Sbilanciamoci.Il forum di quest'anno - che si tiene alla Cascina Roccafranca - prevede la presenza di oltre 50 relatori italiani e stranieri che interverranno in sei sessioni plenarie e otto gruppi di lavoro tematici. Una sessione di quest'anno - dedicata al tema delle “nuove solidarietà” - viene organizzata in collaborazione con FIOM e FIM e prevede la partecipazione di delegati sindacali dal Brasile, dalla Serbia, dalla Turchia, dalla Polonia.
www.sbilanciamoci.org