giovedì 31 luglio 2008

COSTITUENTE DELLA SINISTRA

C’è una Sinistra…
C’è una Sinistra che non si è fermata al 14 aprile ma di quella sconfitta elettorale ha raccolto gli ammonimenti per ragionare su se stessa, per rimediare ai propri errori, alle infinite liturgie, ai peccati di presunzione. C’è una Sinistra che ha deciso di proporre un processo costituente che non sia la semplice somma delle appartenenze ma un’esperienza di innovazione profonda. Un progetto politico che raccolga esperienze, culture, passioni civili e tensione morale. Un progetto condiviso, costruito dal basso, capace di affrancarsi dalla prudenza dei “gruppi dirigenti”, dalla ritualità delle attese e dei rinvii. Sapendo che, nel paese, la sinistra sociale e civile è molto più avanti dei congressi che hanno preteso di rappresentarla.La risposta che arriva da questi congressi ci dice che non tutti saranno disponibili. Amici e compagni che su questo tema si erano spesi con passione, si mostrano adesso tiepidi, preoccupati di non abbattere i recinti delle loro storie, come se l’ostacolo oltre il quale lanciare il cuore sia diventato improvvisamente troppo alto.L’ostacolo è sempre lì, di fronte a noi. E’ un muretto sgretolato, fatto di diffidenze, calcoli, ansie identitarie. Davanti a questo muretto è franata l’esperienza di Sinistra Arcobaleno, un generoso progetto comune che si è risolto in un cartello elettorale, un’intesa di vertici di partito in cui ciascuno restava geloso del proprio nome, della propria storia, dei propri inossidabili simboli…Siamo stati sconfitti perché siamo apparsi per ciò che eravamo: una collezione di piccole patrie senza un progetto per il paese. Se la sfida oggi dovesse ridursi a conservare confini e bandiere di quelle patrie, vorrebbe dire che il cuore è rimasto inchiodato a terra. Da questa parte del muro.Non per noi. Non per Sinistra Democratica che rilancia in questi giorni il proprio impegno per un processo costituente a sinistra: urgente, rigoroso, largo, aperto. La Costituente su cui siamo impegnati non è la liquidazione dei partiti della sinistra ma un cantiere politico che porta in sé lo sforzo di una ricerca, la scelta di misurarsi con nuovi linguaggi, nuovi riferimenti, con un nuovo sguardo sulle cose di questo tempo. Il punto d’arrivo è una nuova sinistra, capace finalmente di riorganizzare e spostare in avanti i segni di tutte le culture che si porta dentro. Non un museo ma un laboratorio. Non una somma di recinti (i socialisti con i socialisti, i comunisti con i comunisti, gli ambientalisti con gli ambientalisti, la società civile con la società civile, i radicali con i radicali…) ma un campo da seminare insieme. Con un primo urgente banco di prova: la riorganizzazione di un’opposizione di cui oggi il paese è orfano, un’opposizione che rimetta al centro dell’agenda politica quei temi – il lavoro, la precarietà, le disuguaglianze, le nuove povertà, i diritti negati, le garanzie violate - che il governo Berlusconi considera poco più che bottino elettorale.La Costituente di Sinistra non subirà alcuna moratoria: è già in campo, e ci impegneremo perché possa confrontarsi con gli elettori già a partire dalle amministrative e dalle europee del prossimo anno. Certo, nessuno è così ingenuo da pensare che a un nuovo soggetto politico della sinistra si possa arrivare in pochi mesi con un frettoloso atto notarile. Ma nessuno può fingersi talmente sprovveduto da pensare che questo processo possa essere rimandato a tempi migliori. Il tempo per la Costituente di Sinistra è adesso, perché adesso va ricostruito un centrosinistra di nuova cultura politica, perché adesso va restituita visibilità e responsabilità a tutte le voci della sinistra, perché questo ci chiedono gli elettori che il 14 aprile ci hanno voltato le spalle e che non vogliono dover continuare a scegliere tra partiti brevi e chiusi, parole desuete, reducismo… Quattro congressi, dodici mozioni: questo è il presente della sinistra italiana. Non può essere anche il futuro.Sinistra Democratica lo ha sostenuto nella propria assemblea nazionale: dobbiamo aprire un cantiere, discutere e lavorare insieme su forme, modalità, tempi e soprattutto contenuti. Insieme non significa nel chiuso dei nostri gruppi dirigenti. Pensiamo alla domanda di nuova politica che arriva dalla sinistra sociale e diffusa: decine di associazioni, percorsi collettivi, storie individuali di impegno e di militanza, di pensiero critico e di battaglia politica che in questi anni hanno rappresentato – da Vicenza a Palermo, da Firenze a Locri - la migliore coscienza civile del paese: la Costituente è il luogo politico in cui ciascuna di quelle storie può ritrovare voce, sovranità, responsabilità.
Dobbiamo fare presto e bene. Evitando che a decidere per noi sia una nuova legge elettorale. Far nascere un progetto unitario come una necessità legata alle cifre di uno sbarramento sarebbe una fuga, non una scelta. Gli elettori ci hanno detto che dalla sinistra non vogliono finzioni o tatticismi ma assunzione di responsabilità. Per questo chiediamo a chi si riconosce in questa urgenza e in questo percorso di farsi avanti: la Costituente di Sinistra deve essere un processo plurale, aperto, inclusivo. Di pari dignità, di reciproca responsabilità. Senza ospiti né padroni di casa. E’ ciò che il paese si aspetta da noi.
LEONI: BENE REFERENDUM SU LEGGE ALFANO, MA NON BASTA
COSTRUIRE AMPIO SCHIERAMENTO ED ALTRE INIZIATIVE REFERENDARIE
Un referendum abrogativo della legge Alfano è sicuramente necessario e Sinistra Democratica ha deciso di sostenerlo fin dal proprio congresso di Chanciano del giugno scorsoLo afferma Carlo Leoni, della segreteria nazionale di Sinistra Democratica.Ci auguriamo – continua l’ex Vice Presidente della Camera - che l’Italia dei Valori non voglia fare in solitaria questa corsa non solo perché 500mila firme non sono facili da raccogliere ma sopratutto perché sarebbe importante dare vita ad un ampio schieramento di personalità, associazioni, cittadini, forze politiche e sociali in grado di sostenere questa ed altre iniziative referendarie altrettanto meritevoli del giudizio degli elettori: come ad esempio la norma vergognosa che cancella la legge sulle dimissioni in bianco che non sono altro che licenziamenti mascherati, o i provvedimenti contro gli immigrati ed altro ancora.Sinistra Democratica è disponibile – aggiunge l’esponente di SD - a contribuire alla costruzione di questo ampio schieramento di forze ed a mobilitarsi per la necessaria raccolta delle firme E’ giunto il momento - conclude Leoni - di dare vita ad un grande e unitario movimento di opposizione nel Paese nei confronti del governo Berlusconi e delle sue scelte antipopolari ed incostituzionali. Nessuno può pretendere di farcela da solo, è il momento dell’unità e della generosità da parte di tutti.

mercoledì 23 luglio 2008

E’ la privatizzazione dello stato
Nel mentre al Senato veniva approvato in via definitiva il decreto legge intitolato pomposamente “Misure per salvaguardare il potere di acquisto delle famiglie”, quello dell’esenzione dell’ICI e della detassazione degli straordinari per intenderci, alla Camera si è avviata la discussione sul decreto legge 112, meglio conosciuto come manovra economica, sul testo licenziato qualche giorno fa dalle commissioni Bilancio e Finanze. Anche su questo provvedimento già è stata annunciata la fiducia ed è questa la ulteriore conferma della volontà del governo di procedere attraverso l’imposizione di pacchetti preconfezionati, approvati in pochi minuti dal Consiglio dei Ministri senza alcuna discussione e consegnati al Parlamento per la ratifica. Non solo si determina così una riduzione delle prerogative parlamentari e l’aggiunta di un’ulteriore tassello in quello spostamento di poteri verso l’esecutivo e il premier che è in atto nella costituzione materiale ma, anticipando a luglio provvedimenti normalmente inseriti nella finanziaria della quale si discute in autunno, si concretizza la furbizia di approfittare del periodo estivo preferiale per condurre in porto misure sulle quali ci sarebbe potuta essere una mobilitazione sociale e una opposizione nel paese.Il decreto 112 reca disposizioni urgenti per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività, la stabilizzazione della finanza pubblica e la perequazione tributaria e nella formulazione licenziata dal consiglio dei Ministri si componeva di ben 84 articoli. Dopo il confronto in commissione sono stati aggiunti numerosi nuovi commi e articoli, per lo più ad iniziativa del governo e del relatore di maggioranza, fino a determinare il raddoppio della consistenza del provvedimento. In pratica una finanziaria anticipata a luglio con effetti sulla programmazione della finanza pubblica addirittura di carattere triennale (triennio 2009/2011). La filosofia complessiva della manovra economica è quella indicata nel DPEF e cioè ridurre il costo complessivo dello Stato e il peso burocratico che grava sulla vita dei cittadini perché solo così, rimuovendo vincoli e liberando risorse, si può spingere l’apparato economico verso lo sviluppo. Ovviamente per fare tutto ciò serve la collaborazione delle imprese che finiscono per assumere il ruolo di unica parte sociale di riferimento dell’azione del governo, il resto (pubblici dipendenti, operai, precari, famiglie in difficoltà, giovani in cerca di occupazione, ricercatori e lavoratori della scuola) non conta e su di esso possono essere scaricati i provvedimenti restrittivi e i tagli della spesa pubblica che si renderanno necessari. E’ l’antica ricetta liberista che viene riproposta, a dispetto dei rovelli sociali di cui si è fatto e continua a farsi interprete il ministro dell’Economia Tremonti, quando però il liberismo è alla corda, sepolto dai crolli della finanza dei mutui e dal fallimento di importanti istituti di credito. Qui da noi si continua ad insistere col liberismo nel mentre altrove nel mondo si cercano nuove strade. In nome di questa impostazione è partito l’assalto a tutti i provvedimenti varati dal governo Prodi e dalla maggioranza che lo ha sostenuto: dalla cancellazione della legge 188 sui falsi licenziamenti alle norme sulla stabilizzazione dei precari nella pubblica amministrazione, dai provvedimenti per la salvaguardia dell’ambiente e per il risparmio energetico alle misure per la prevenzione degli infortuni sui luoghi di lavoro. Da una parte si avvia l’opera di cancellazione dell’ottimo lavoro fatto sul fronte della lotta alla evasione e alla elusione fiscale, dall’altra si ripristinano odiosi privilegi eliminando il tetto per le retribuzioni e gli appannaggi di manager e collaboratori di società pubbliche.Nella manovra sono comprese misure importanti, che hanno il valore di vere e proprie norme manifesto della politica di questo governo. Per l’energia si compie la scelta del ritorno al nucleare e si vara la riapertura dello sfruttamento dei giacimenti di idrocarburi marginali nonostante i rischi di subsidenza nell’Alto Adriatico. Per l’università , la scuola e la ricerca, oltre ai tagli consistenti di risorse e di dotazione organica (personale ATA), si stabilisce la possibilità di trasformare gli atenei in fondazioni col rischio di accrescere le spinte verso la privatizzazione. Per la pubblica amministrazione si propongono misure che vanno nella direzione del superamento del contratto collettivo di lavoro legando le retribuzioni alla produttività e alla contrattazione di 2° e 3° livello col rischio per i lavoratori di veder diminuiti diritti e livello degli stipendi. Nel mercato del lavoro si va nella direzione di una ulteriore diffusione del precariato e dell’applicazione piena della legge Biagi, finanche di quelle parti finora non utilizzate (buoni lavoro) e verso la riduzione dei diritti (part time), e finanche dei permessi sindacali. In commissione si è poi aggiunta la parte che disciplina i servizi pubblici locali, dove è stata puntualmente confermata la liberalizzazione e la privatizzazione anche per il settore idrico come veniva da tempo richiesto dal blocco di interessi costituito da privati – multiutility – banche che, come è risaputo, ha diretti riferimenti nel centro destra e nello stesso PD. E si è aggiunta la norma che snatura l’istituto del 5 per mille, finora destinato al volontariato e alle onlus, con la possibilità di attingervi anche per le società sportive dilettantistiche, per i comuni e finanche per le attività di ricerca scientifica e sanitaria. Nel decreto è prevista la costituzione della Banca per il Sud di cui continuano a non essere chiarite missione e modalità di funzionamento, ma attraverso una riprogrammazione dei fondi FAS (Fondo Aree Sottoutilizzate) viene operato un taglio verso il mezzogiorno di 8 miliardi nei prossimi tre anni nel mentre scompare la destinazione per altri 29 miliardi. Quella dei tagli è una parte importante della manovra. La dimensione complessiva raggiunge 3,4 miliardi di euro per il 2009, mentre salirà a 5,2 nel 2010. Si riverserà in gran parte sugli enti locali e le regioni ponendo a rischio la erogazione di servizi primari ed essenziali sul versante sociale e sanitario: emblematico il caso dei tichets sanitari per il quale era stata sbandierata l’abolizione salvo poi trovare la copertura per soli 400 milioni utili ad assicurare la copertura solo del 50%, caricando così sulle regioni l’onere di coprire il restante 50%. I tagli riguardano però il complesso della pubblica amministrazioni e non risparmiano neanche quei settori sensibili come la giustizia e la sicurezza, sui quali in questi mesi si sono spese tante parole e si è attirata l’attenzione dell’opinione pubblica fino al punto da varare decreti d’urgenza e l’adozione di misure restrittive dei diritti .Una manovra tutta orientata in senso riduttivo della spesa, che confida nelle capacità autonome del mercato, che prende le mosse dalla falsificazione del dato dell’inflazione, fissata all’1,7 % nel mentre è stimata oltre il 4%, e come tale incapace di intervenire sulle necessità del momento che sono la speculazione sul fronte dei prezzi e dei rincari e la perdita di capacità di acquisto dei salari e degli stipendi. In questo quadro la cosiddetta robin tax a carico di quei settori (banche, assicurazioni, petrolieri ed erogatori del gas) appare come la classica foglia di fico per coprire i colpi che si assegnano alle classi sociali più deboli ed allo stesso ceto medio, senza contare le possibilità di ricaduta sugli utenti e i rischi di un ulteriore avvitamento dell’inflazione. Una manovra recessiva che rinuncia ad ogni politica attiva per far ripartire l’economia. Anche sulla manovra economica si è confermato come a tal fine sia insufficiente l’azione dell’attuale opposizione parlamentare che al più si limita ad una azione di rimessa volta a migliorare qualche particolare aspetto delle misure proposte dal governo. Per questo è urgente costruire una opposizione sociale nel paese, capace di mobilitare soggetti e di indicare diverse priorità. E’ il compito della sinistra che deve saper tornare da subito in campo.
Raffaele Aurisicchio
Consiglio Nazionale di Sd

sabato 5 luglio 2008

Una democrazia senza opposizione è morta
Già all'assemblea di Sinistra Democratica a Chianciano nei giorni scorsi avevamo deciso di esserci alla manifestazione del prossimo 8 luglio : un Paese governato da un governo come l’attuale è malato. Ma una democrazia senza opposizione è morta.
Ecco perché vogliamo considerare l’appuntamento di Piazza Navona un primo incontro di tutti i cittadini che vogliono far sentire la loro voce contro le recenti decisioni del governo che mirano ancora una volta a garantire immunità e privilegi per pochi e a perseguire in nome della “sicurezza” gli stranieri e gli emarginati.
Ma non può essere una manifestazione polemica verso altre forze del centrosinistra bensì un atto di protesta civile e di rinnovata adesione ai principi della nostra Costituzione e delle sue Istituzioni. Sarebbe un errore gravissimo – ad esempio – se dal palco venisse attaccata la Presidenza della Repubblica, se così fosse ce ne andremmo cercando di convincere più gente possibile a fare altrettanto.
Avremmo preferito, inoltre, una manifestazione senza interventi di esponenti politici, ma con testimonianze dei promotori e di chi impegnato nella società, nel mondo della cultura e del giornalismo non intende arrendersi alla protervia degli attuali governanti.Vediamo ora che sul palco si alterneranno anche testimonianze di alcuni esponenti politici.
Se così è ci pare giusto che portino la loro testimonianza anche le altre forze politiche che aderiscono all’appuntamento.L’occasione dell’8 luglio non può essere sprecata, può essere davvero l’inizio di una nuova stagione per unire nelle piazze italiane tutta l’opposizione a questo governo, e in difesa della legalità e della Costituzione.